Il Vangelo di Marco: analisi e breve commento - Le Preghiere

Solo negli ultimi anni gli esegeti hanno riscoperto l’importanza e la bellezza del Vangelo secondo Marco, proprio perché nell’antichità questo scritto non fu molto utilizzato e commentato per via della sua brevità e per il suo contenuto del tutto simile ai vangeli di Matteo e Luca.

Sant’Agostino lo ritenne addirittura “Breviator Mattei”, una sintesi del Vangelo di Matteo.

Oggi lo scritto appare invece come un’opera fresca, vivace, spontanea, che mostra un profondo interesse ed entusiasmo per la figura di Gesù.

La figura dell’evangelista Marco

Marco non fu né apostolo né discepolo di Gesù, ma discepolo e interprete di Pietro a Roma, quindi non è un testimone diretto dei fatti narrati nel suo scritto.

Sappiamo che aveva un doppio nome: il suo nome ebraico era Giovanni, il suo nome latino era Marco e con questo nome fu conosciuto nella chiesa apostolica. Nacque a Gerusalemme sotto l’imperatore Augusto nell’anno 25 d.C. circa e partecipò insieme al cugino Barnaba e a Saulo, divenuto Paolo, nel primo viaggio missionario a Cipro, ma per ragioni sconosciute egli tornò indietro per poi , in età matura intorno all’anno 50, ritentare l’avventura missionaria, ma Paolo si rifiutò di prenderselo di nuovo.

Dopo il martirio di Pietro a Roma nell’anno 67, non vi sono più notizie certe su Marco. La tradizione cristiana afferma che fu missionario in Egitto e fondò la chiesa d’Alessandria, della quale ne fu il primo vescovo. Secondo Eusebio, uno dei padri della Chiesa, la sua morte avvenne proprio ad Alessandria dove venne ucciso facendo trascinare il suo corpo per la città.

Il simbolo che lo rappresenta è il leone alato perché il suo vangelo inizia con la voce di Giovanni Battista che nel deserto, si eleva come ad un ruggito, preannunciando la venuta del Cristo.

Datazione e stile

Le notizie apprese dalla tradizione ci spiegano molte caratteristiche dello stile e del linguaggio di Marco.

Risulta chiaro che non scrive nella sua lingua materna, poiché il suo vocabolario greco risulta povero e lo stile imperfetto. Avrebbe potuto scrivere nella lingua latina ma questa era conosciuta quasi esclusivamente a Roma in Italia, mentre il Vangelo doveva essere letto anche fuori da questi ambiti.

Da buon scrittore ha compensato la povertà lessicale e di stile, con una vivacità e freschezza circa i fatti raccontati, presentandoli con ricordi circostanziati, vivi e ricchi di particolari. Marco, come Pietro, insegna raccontando e facendo in modo da poter ricreare agli occhi del lettore, quadri di storie colti come immagini fotografiche. E’ un narratore popolare; ha il pregio della brevità e dell’essenzialità ecco il motivo del suo scritto così conciso e schematico.

Riguardo al tempo in cui il Vangelo fu scritto, dobbiamo tener conto che, secondo la tradizione, fu approvato da Pietro, il quale fu martirizzato sotto la persecuzione di Nerone probabilmente nell’anno 67. Marco quindi dovette scrivere prima di quella data, tra il 50 e il 60, ciò troverebbe conferma da un ritrovamento di un papiro che pare identifica la composizione dell’opera marciana in una data precedente all’anno 60 della nostra era, facendolo quindi essere il Vangelo più antico.

L’evangelista non ha scritto secondo un ordine cronologico perché ha seguito l’ordine logico della predicazione di Pietro che faceva la sua catechesi tenendo conto delle necessità degli ascoltatori. Egli perciò non ha avuto intenzione di trasmettere un resoconto storico della vita di Gesù, ma piuttosto testimoniare gli insegnamenti su Gesù fatti da Pietro in un particolare ambiente, quello di Roma, allo scopo di rafforzare nella fede i credenti in Cristo. Il suo scritto fu accolto come vangelo ufficiale sia perché trascriveva il racconto autorevole di Pietro, sia perché aveva avuto il nulla osta direttamente dallo stesso apostolo.

Lo scritto e la sua composizione

E’ l’unico Vangelo che presenta un autentico titolo: Inizio del Vangelo di Gesù Cristo Figlio di Dio (Mc 1,1), che designa il punto di partenza e la causa che ha determinato la stesura dell’opera. Il contenuto di Marco è infatti espresso con i termini uniti al nome di Gesù: Egli è il Cristo – Egli è il Figlio di Dio.

Il nucleo del messaggio consiste proprio nell’identificazione di Gesù con il Messia- Cristo, mandato da Dio e nel riconoscimento della sua qualità divina. I due vertici del racconto di Marco coincidono su due professioni di fede che incontriamo nell’opera:

  • Nelle parole di Pietro quando dice “Tu sei il Cristo il Figlio del Dio vivente” (Mc 8,29)
  • Nelle parole del centurione romano quando nel momento della crocifissione riconosce la divinità di Gesù: “Veramente quest’uomo era il Figlio di Dio” (Mc 15,39).

Il Vangelo ha quindi una struttura semplice divisa in 2 parti con una breve introduzione, conclusione ed epilogo.

Si presenta così:

  1. Titolo e finalità 1,1
  2. Introduzione 1,2-13
  3. I Parte ministero in Galilea “Tu sei il Cristo!” 1,14- 8,30
  4. II Parte ministero in Giudea “Tu sei il Figlio di Dio!” 8,31-15,39
  5. Conclusione 15,40 –16,8
  6. Epilogo 16,9- 20

Il percorso evangelico

Concludiamo questo studio sul vangelo di Marco attraverso alcune particolarità del profilo con cui l’evangelista presenta Gesù:

Conoscenza di Gesù nella sua umanità

Il testo marciano è incentrato su Cristo e sulla sequela a lui, per questo nel narrare le sue vicende terrene Marco usa un procedimento letterario tale da comunicare al lettore l’umanità del Cristo, usando termini che esprimono i sentimenti e le emozioni da Lui provate insieme anche ai personaggi presenti nello scritto. Mentre negli altri vangeli Gesù viene descritto signore delle varie situazioni, maestro autorevole e sicuro, Marco ne mostra il lato di fatica, di paura e sofferenza come un vero uomo che con la sua vita fatta di gesti e parole quotidiane è entrato nella storia quasi a rimarcare il fatto che Dio è fra noi, con noi, come noi.

L’operosità di Gesù

Altra caratteristica è la predominanza delle azioni compiute da Gesù nei miracoli, infatti per Marco questi gesti prodigiosi e straordinari,definiscono la persona del Messia assieme al suo dinamismo, aspetto ricorrente in tutta l’opera. Con Lui il Regno di Dio si è fatto vicino cioè è finalmente giunto (Mc 1,15), ed è nelle opere miracolose che si possono pregustare i segni di questa irruzione divina nelle vicende dell’uomo attraverso la potenza di Dio.

La fede dell’uomo a Cristo

L’evangelista sottolinea la necessità di accoglienza che l’uomo deve compiere verso Cristo, per questo la sequela al discepolato diventa momento fondamentale per arrivare ad avere una fede matura e consapevole.

 

A proposito dell'autore

Sono Alessia, ho compiuto i miei studi alla Facoltà Teologica dell’Italia Centrale presso la sede di Arezzo. Insegno Religione nelle scuole secondarie. Cerco di approfondire la comprensione di alcune tematiche legate all’ambito biblico- teologico.

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