Il Vangelo di Giovanni: commento e formazione del testo - Le Preghiere

Del Vangelo di Giovanni, lo scrittore cristiano dei primi secoli Origene diceva: ci sia permesso di affermare che il fiore di tutta la S. Scrittura è il Vangelo, e il fiore del Vangelo è il Vangelo di Giovanni.

In effetti più degli altri scritti del Nuovo Testamento, l’opera giovannea merita l’appellativo di Vangelo spirituale, nel senso teologico della parola, in quanto Giovanni ha cercato di dare una rilettura spirituale degli eventi evangelici legati al nucleo della fede cristologica.

E’ in questa prospettiva che si intende orientare questo studio, evidenziando alcuni punti chiave presenti all’interno del componimento, partendo dalla presentazione dell’autore dello scritto, alle caratteristiche strutturali e di contenuto, attraverso il confronto con i Vangeli sinottici, fino ad un rapido cenno ad alcuni episodi evangelici, presenti solo nell’opera del quarto evangelista.

Giovanni: Evangelista Testimone

Così si firma Giovanni a conclusione del suo Vangelo.

E’ lui il discepolo che rende testimonianza di queste cose e che le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è verità (21,24).

L’esegesi moderna preferisce parlare di “tradizione giovannea” riguardo la redazione di questo Vangelo, perché in passato gli studiosi ritenevano che lo scritto potesse non appartenere all’opera dell’apostolo Giovanni, ma ad un testimone diretto, e per questo non fu sempre rispettato il carattere peculiare fino a negarne la storicità. Il suo autore presunto è da ritenersi comunque in Giovanni, il figlio di Zebedeo, già secondo la tradizione della Chiesa antica, molto vicino alla persona di Gesù da potersi fregiare del titolo di “prediletto” o “discepolo amato” e rendere così una testimonianza unica sui gesti compiuti da Gesù.

E’ noto infatti, che all’interno delle pagine del Vangelo, spicca la figura misteriosa di un discepolo, definito il discepolo prediletto in almeno tre situazioni importanti:

  • l’Ultima Cena
  • la Trasfigurazione
  • l’Ora della Croce

Gli studi più recenti hanno messo in luce che l’autore del quarto Vangelo era un uomo che conosceva ottimamente la Palestina del I secolo, dal punto di vista geografico, topografico e cronologico, inoltre dava una grandissima importanza ai fatti e ai detti concreti di Gesù. La sua nascita è avvenuta, presumibilmente, intorno all’anno 10 a Betsaida. Giovanni era un pescatore come del resto la sua famiglia, e mentre stava in barca a pescare Gesù lo chiamò per farlo diventare suo discepolo.

Giovanni durante il ministero terreno di Gesù (anno 28/30), sembra rivestire un ruolo importante all’interno della cerchia dei dodici discepoli insieme a Pietro e Giacomo, infatti i tre sono presenti in alcuni principali eventi della vita di Gesù. L’incontro con Gesù ha rappresentato per Giovanni un avvenimento indimenticabile e il Vangelo che ci ha lasciato è il frutto di quella scoperta progressiva di Cristo che gli ha permesso di aiutare poi il lettore a conoscere il dato di fede.

La caratteristica dell’evangelista, infatti, è quella di penetrare profondamente all’interno del mistero di Gesù Figlio di Dio, non a caso la sua simbologia è riferita all’aquila,dove un detto rabbinico dice che l’aquila è l’unico uccello che può guardare direttamente nel centro del sole senza battere ciglio e senza rimanere abbagliato. Giovanni in questo senso, nella sua esperienza di uomo, ha potuto contemplare il vissuto del Messia, rendendosi poi testimone prezioso della Sua Verità.

L’evangelista Giovanni è l’unico dei discepoli a non essere martire perché la tradizione lo dice morto per anzianità ad Efeso nel 104 d.C. circa. A lui vengono attribuiti, oltre il Vangelo, le tre Lettere e il Libro dell’Apocalisse.

Formazione del Testo

Per entrare nel mondo di Giovanni, occorre fare una premessa di fondo e considerare l’ambiente nel quale è nato il Vangelo. L’influsso di molteplici correnti filosofiche-religiose del tempo, il pullulare di molti maestri, dottrine, scuole di pensiero, rischiavano che Gesù finisse con l’essere considerato uno dei tanti e che la fede in lui diventasse una delle tante ideologie in voga, o una delle tante vie per ottenere la salvezza.

Di fronte a questa situazione di incertezza, Giovanni intende riaffermare che solo Gesù è la via, la verità e la vita… (14,6), ed è in questo senso che l’origine, la struttura, la storia letteraria fino alla stesura finale, evidenziano chiaramente la fede in Cristo Figlio di Dio.

La fede dei membri della cerchia giovannea non nacque spontaneamente, ma implicò un procedimento non privo di difficoltà, prima di giungere ad una fede matura. Questa evoluzione, ben riflessa nelle pagine dello scritto, ha comportato varie fasi di sviluppo. Per giungere alla formazione sia della comunità che del vangelo di Giovanni si è dovuto compiere un itinerario univoco e parallelo.

Inizio del cammino di Fede

Con la testimonianza storica di Giovanni, un gruppo di ebrei appartenenti ad una corrente giudaica, credette in Gesù il Messia. A questa comunità si aggiunsero ebrei, ellenici e samaritani.

In questa fase il Vangelo è solo attestazione orale.

Redazione del testo base

Viene scritto un testo base contenente una cristologia essenziale, che venne poi integrato da una riflessione più profonda, fondata sulla divinità di Gesù.

E’ in questa fase che la comunità giovannea – sfidando persecuzioni e la morte – rimase fedele all’insegnamento ricevuto dall’apostolo, maturando una fede autentica e una intensa riflessione teologica. Questa situazione è ben riflessa nei primi capitoli dello scritto.

Maturità e fedeltà

La difficoltà in questa fase è rappresentata dal pericolo gnosi, cioè il negare la natura umana di Gesù, con la conseguenza di non credere alla sua incarnazione, morte, resurrezione, presenza eucaristica, segni sacramentali ecc.

Questo pericolo, che poi divenne reale nella comunità, fu fronteggiato dal lavoro di revisione e precisazione del redattore finale del vangelo, il quale delineò su questi temi, formule precise e chiare, al fine di conservare il dato puro e integro di fede. Queste sono in breve le circostanze storico-religiose nelle quali crebbe e si delineò il vangelo e la stessa comunità.

Bisogna anche considerare l’epoca tardiva della sua datazione perché, rispetto agli altri Vangeli, siamo intorno alla fine del I sec. d.C. Tale fattore ha prodotto una più accurata e approfondita rilettura sia cristologica che ecclesiologica, che fa ritenere il Quarto Vangelo il risultato di un grande perfezionamento avvenuto in un arco di tempo prolungato.

Relazione e differenze con i Vangeli Sinottici

Entrare nel Vangelo di Giovanni è come osservare dall’alto e dal di dentro il paesaggio evangelico che Marco, Matteo e Luca vedono dal basso e dal di fuori.

Se i Vangeli sinottici, partendo dalla storia di Gesù, ci fanno intravedere il suo mistero, Giovanni lo mostra nel tempo, cioè coglie un dato sia di eternità che di attualità, sia di futuro e di già presente, che esige un atteggiamento di fede autentica.

Le differenze tra Giovanni e i sinottici sono molti sotto vari aspetti, ma la differenza più evidente riguarda il quadro generale del ministero di Gesù. Lo schema sinottico presenta un ministero pubblico di circa un anno, svolto attorno al lago di Tiberiade e concluso dall’unica salita verso Gerusalemme. In Giovanni, Gesù circola continuamente fra la Giudea e la Galilea, salendo per ben cinque volte a Gerusalemme durante le feste ebraiche, lasciando trasparire che da questi molteplici spostamenti il ministero pubblico sia stato della durata di tre anni.

In questa tradizione sono presenti una grande quantità di dati storici, geografici, indicazione di feste e descrizioni di alcuni eventi importanti, assolutamente sconosciuti ai testi sinottici.

Anche il percorso proposto da questo vangelo non è lo stesso degli altri vangeli, che descrivono progressivamente la scoperta del mistero di Gesù, dal battesimo fino alla Pasqua. In Giovanni invece ciascun episodio è costruito su uno schema semplice e costante: rivelazione di Gesù e accettazione o rifiuto da parte degli ascoltatori. Il tema fondamentale è la rivelazione, la fede, l’incredulità e il fraintendimento, attraverso un filo costante che lega un episodio all’altro e dà unità e progressività allo svolgimento dell’intera storia.

Per suscitare la fede Gesù mostra i segni – termine utilizzato solo in Giovanni per indicare i miracoli – come prova della sua messianicità. Questi segni insieme ai discorsi, che solo qui sono complessi e strutturati, sono strettamente legati e si illustrano a vicenda, per illuminare l’uomo verso la comprensione del mistero.

Struttura del Vangelo secondo Giovanni

In genere il testo viene diviso in due grandi parti e la linea di demarcazione viene collocata all’inizio del capitolo 13.

I primi 12 capitoli costituiscono la prima parte che viene chiamata Libro dei Segni, mentre a partire dal cap.13 abbiamo la seconda parte che viene intitolata Libro della Gloria o dell’Ora.

Prima parte

La prima parte è introdotta da un prologo (1,1-18), inerente la testimonianza di Giovanni Battista e la vocazione dei primi discepoli, una preghiera ritmica che riassume tutto il pensiero tematico del vangelo, in cui dal c.2 al 12 troviamo il messaggio di Gesù tra gli uomini, attraverso la dialettica e i segni o miracoli da Lui compiuti per suscitare la fede.

Seconda Parte

La pagina centrata sull’ingresso di Gesù a Gerusalemme, risulta un testo di transizione tra la prima e la seconda parte del Vangelo, composta dal libro dei discorsi dal c.13 al 17 e il racconto della Passione, Morte e Resurrezione di Gesù (cc.18-20). Tutto il capitolo 21 rappresenta un’appendice, in quanto chiaramente sembra essere un’aggiunta tardiva composta da un discepolo di Giovanni, dove si narra l’ultima apparizione di Gesù ai discepoli e l’intento ecclesiale di accostare i due principali personaggi della Chiesa primitiva: Pietro e il discepolo amato.

Passaggi più significativi

L’opera giovannea presenta evidenti tratti di particolarità e originalità rispetto agli altri scritti evangelici, per quanto concerne la struttura, il linguaggio e la teologia.

Gli episodi più significativi, a questo riguardo, li troviamo nelle narrazioni dei sette miracoli, cinque dei quali sono raccontati solo da Giovanni e nei dialoghi e discorsi di auto rivelazione che Gesù compie con alcuni personaggi.

L’evangelista, mostrandone il valore simbolico, ricorre a moltissime immagini di tipo spaziale, cronologico, naturale, tra cui quella delle tenebre, della luce,dell’acqua, del cibo, del pane, etc. Questo per sottolineare al lettore il fatto che l’interlocutore coglie solo l’aspetto concreto, reale, di ciò che Gesù allude e non quello metaforico in ordine alla salvezza.

Questo è il caso anche nei due seguenti episodi presenti solo in Giovanni:

Incontro tra Gesù e la donna Samaritana (4,4-42)

Qui si svolge uno dei dialoghi più appassionanti e rilevanti del Vangelo: Gesù entra nel cuore e nella vita di questa donna determinandone un cambiamento radicale, fino ad aprire per lei un itinerario di vita completamente nuovo e inaspettato. L’acqua del pozzo di Giacobbe diventa il simbolo del dono della Parola di Dio che Gesù fa alla samaritana.

Miracolo alle Nozze di Cana (2,1-11)

Questo miracolo a Cana di Galilea rappresenta il primo dei segni compiuti da Gesù davanti ai discepoli per condurli alla fede. Infatti il nucleo di tutta la narrazione non consiste nella trasformazione dall’acqua in vino, ma nell’esito finale che tale fatto ha suscitato nella fede dei presenti.

A proposito dell'autore

Sono Alessia, ho compiuto i miei studi alla Facoltà Teologica dell’Italia Centrale presso la sede di Arezzo. Insegno Religione nelle scuole secondarie. Cerco di approfondire la comprensione di alcune tematiche legate all’ambito biblico- teologico.

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