Salve Regina: studio sulla preghiera, testo in latino e altro - Le Preghiere

Tra le antifone rivolte alla Vergine Maria – Alma Redemptoris Mater, Ave Regina Coeli, Regina Coelorum – la Salve Regina è la preghiera senza dubbio più celebre e la più popolare.

Sicuramente questo primato le viene dal fatto che al suo interno troviamo quell’atto di affidamento che tutti i cristiani hanno nel rivolgersi a Lei in qualità di corredentrice di salvezza. Fiduciosi dell’amore e della tenerezza che ha sempre trasmesso essa viene tradotta nel termine misericordia, segno di speranza del perdono divino verso le miserie umane.

Per questo motivo la supplica, nella quale si riflette la piena fiducia, dell’animo umano in uno slancio di grande sentimento, è per la sua ritmica un piccolo gioiello di lode dal punto di vista religioso-spirituale ma anche poetico-letterario.

L’articolo pertanto vuole cercare di far conoscere l’invocazione, orientando il percorso che verrà scandito in 4 fasi:

  • Origine e storia del Salve
  • Uso nella liturgia
  • Valore della preghiera nel nostro tempo
  • Testo e analisi

Origine e storia della preghiera

La forma attuale della Salve assunse la forma corrente grazie ai monaci dell’abbazia di Cluny intorno al XII secolo. Questa abbazia introdusse l’orazione nel servizio liturgico intorno al 1135, in seguito se ne servirono pure i cistercensi e i domenicani, costituendone l’ultimo canto serale per molte comunità monastiche.

Nel secolo XIV ne ha visto l’introduzione nell’Ufficio Divino che anticipa l’attuale Liturgia delle Ore, al termine della compieta. Nel XIX secolo e successivamente all’interno della riforma liturgica del Concilio Vaticano II, è abitualmente intonata dopo la S. Messa. I vari pontefici che si sono succeduti sul trono di Pietro da questo momento in poi, hanno avuto molta cura nel raccomandare la recita del Salve Regina alla fine di ogni  giorno, come atto di affidamento completo alla Madre di Dio.

Anche il Santo Padre S. Giovanni Paolo II nella sua lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae, esorta alla recita della Salve e delle Litanie Lauretane al termine della preghiera del Santo Rosario con queste parole:

Come stupirsi se l’animo sente il bisogno alla fine di questa preghiera, in cui ha fatto intima esperienza della maternità di Maria, di sciogliersi nelle lodi per la Vergine Santa sia nella splendida preghiera del Salve Regina che in quelle delle Litanie Lauretane.

Il Liber Usalis, il libro liturgico che contiene i testi e i canti liturgici gregoriani, contiene le due versioni dell’antifona mariana: una nel Tonus Simplex, che è ancora oggi più diffuso e forse uno dei pochi canti gregoriani conosciuto in tutte le comunità parrocchiali, l’altra nel Tonus Sollemnis, è più diffuso nelle comunità benedettine, risulta essere più solenne e suggestiva.

Uso nella liturgia

Il mese di maggio è notoriamente il mese mariano dedicato alla madre di Dio e madre di tutti i credenti, e non a caso viene festeggiata anche la festa di tutte le mamme. Ci capiterà di ascoltare o recitare questa meravigliosa preghiera che è il Salve Regina.

Molti però non sanno che questa composizione risale la Medioevo è scritta in latino, e viene tradizionalmente attribuita al beato Ermanno di Reichenau, noto come Ermanno il Contratto (1013-1054), un monaco benedettino tedesco vissuto in una abbazia vicino al lago di Costanza. Colpito giovanissimo da una grave malformazione che gli impediva di stare diritto e persino di camminare, fu sempre chiamato conctratus cioè lo storpio.

Nonostante fosse compromesso nel fisico, Ermanno fu un uomo di grande cultura, appassionato di astronomia, poesia, musica e liturgia, per questo molto stimato all’interno della sua comunità monastica e apprezzato da tutti, tanto che in qualche sua biografia viene definito dai suoi confratelli “molto amichevole e ridente”.

E’ sicuramente dal fatto che Ermanno vivesse sulla sua pelle la triste sorte per la sua salute, che lo spinse ad avere una speciale attenzione verso le virtù della tenerezza e della compassione che nella Vergine Maria  riscontrava definendola Madre di misericordia e modello di vita, dolcezza e speranza per tutti. Ancora il monaco si spinge verso quel lato, che conosce molto bene e che vive sulla propria pelle: la sofferenza , il dolore,e l’afflizione che lo porta ad usare la frase in questa valle di lacrime.

Il beato Ermanno venne raffigurato in un dipinto del soffitto della distrutta chiesa di Montecassino come il Doctor Marianus,esperto di Maria, perché in pochi hanno messo in risalto quegli occhi misericordiosi con i quali la Vergine si rivolge ai cristiani. Fu il gesuita inglese Cyril Martindale, interessandosi alla biografia del monaco Ermanno, che ritrovò in una biblioteca di Oxford un volume in latino che ne riferiva la vita e tra gli suoi scritti anche la preziosa orazione.

Valore della preghiera al nostro tempo

Veniamo ad analizzare questo terzo passaggio, ovvero il valore e il significato che questa preghiera mariana ha per il nostro tempo.

Abbiamo visto che l’ambiente culturale, sociale, il linguaggio e l’aspetto spirituale in cui nasce e si sviluppa la Salve Regina, riflette una concezione teologica medievale basata sulla coscienza del bisogno alla misericordia di Dio, con un ricorso quindi fiducioso all’intercessione alla Madre di Misericordia.

Per questo motivo La Salve è stata molto amata da generazioni di fedeli perché in Lei viene riconosciuta quella tenerezza materna della misericordia del Padre. Il titolo di Madre della misericordia giustamente la celebra in quanto Madre di Colui che è misericordia in Cristo Gesù, come affermava il papa S. Giovanni Paolo II nell’enciclica Dives in Misericordia. Inoltre questo titolo ci viene ricordato anche nel Vangelo di Giovanni (c.f.19.25) quando sulla croce Gesù esclama al discepolo che Egli amava: Ecco tua Madre quale guida e conforto a tutti i figli, ed ancora: Donna,ecco tuo figlio (Gv 19,26) come tutti i figli bisognosi di avere accanto una madre nei momenti di necessità.

Papa Francesco ha ripreso questo tema proclamando il 2016 anno Giubilare della Misericordia, e a questo proposito nella Bolla Misericordiae Vultus, si afferma al n.24 una particolare menzione alla Salve come preghiera antica e sempre nuova, perché espressione del vero volto misericordioso di Cristo riflesso negli occhi della Vergine Maria. Il Santo Padre ha inoltre posto attenzione al significato letterale di misericordia, termine focale di tutta la preghiera, che significa l’avere un cuore sensibile a tutte le miserie altrui. Essere pronti a soccorrere il fratello nella necessità, l’atteggiamento del buon samaritano che concretamente aiuta il nemico bisognoso (Lc10,33).

E’ l’atteggiamento consapevole che ognuno di noi deve avere e che il cristiano è chiamato a compiere ogni giorno e che nella Salve Regina diventa impegno ad imitare Cristo nella via che Maria, modello di perfezione, ci traccia come esempio da percorrere.

Testo del Salve Regina: latino e italiano

Il testo della Salve Regina come saluto e invocazione alla Vergine, chiude la Liturgia delle Ore e della recita del S. Rosario e si presenta in questa forma originale in latino:

Salve Regina, Mater misericordiae,
vita dulcedo et spes nostra salve.
Ad te clamamus,esule filii di Evae,
ad Te suspiramus,gementes et flentes
in hac lacrimarum valle.
Eia ergo,advocata nostra, illos tuos
misericordes oculos ad nos converte.
Et Jesus, benedictus fructum ventris tui.
Nobis, post hoc exilium, ostende.
O clemens, o pia, o dulcis Virgo Maria.

Dal testo in latino esistono numerose traduzioni, secondo le lingue correnti. Questa la versione in italiano:

Salve Regina, Madre di misericordia
vita, dolcezza e speranza nostra salve.
A te ricorriamo esuli figli di Eva, a te sospiriamo
gementi e piangenti
in questa valle di lacrime.
Orsù dunque avvocata nostra,
rivolgi a noi quei occhi tuoi misericordiosi
e mostraci dopo questo esilio Gesù,
il frutto benedetto del tuo seno.
O clemente o pia o dolcissima Vergine Maria.

Analisi del testo

Procediamo all’analisi del testo dell’orazione per punti:

  • Salve Regina: Il termine Regina prende spunto dai misteri gloriosi del S. Rosario dove si declama l’incoronazione di Maria regina del cielo e della terra,sia delle litanie recitate alla fine dove Maria viene proclamata Regina degli Angeli, dei profeti, dei Patriarchi, della pace, della famiglia…
  • Madre di misericordia,vita dolcezza e speranza nostra salve: Maria ha generato Gesù, è cooperatrice dell’opera salvifica e con la sua obbedienza, fede e grazia, è divenuta modello di vera vita cristiana, per questo la Vergine viene invocata come speranza di salvezza.
  • A te ricorriamo, esuli figli di Eva: Il sì di Maria ha reso possibile la redenzione dell’umanità dal peccato originato da Adamo ed Eva, Maria è la nuova Eva. Eva è l’esatto contrario di Ave, parola con la quale l’Arcangelo Gabriele si rivolge a Maria nell’Annunciazione.
  • A te sospiriamo gementi e piangenti, in questa valle di lacrime: Tutti gli uomini sono sulla terra solamente di passaggio e sono affranti dal peccato originale, questo provoca il male e la sofferenza. La felicità pertanto non è su questa terra ma nella vita eterna promessa da Cristo.
  • Orsù avvocata nostra, rivolgi a noi i tuoi occhi misericordiosi: La Vergine interviene in nostro favore in qualità di mediatrice,ausiliatrice e soccorritrice in nostro favore presso il Padre, così che i suoi occhi sono dapprima rivolti verso Dio per supplicarlo, poi verso noi per la certezza del perdono.
  • Mostraci dopo questo esilio Gesù il frutto benedetto del tuo seno: E’ in questa frase l’essenza di tutta l’invocazione, mostrare agli uomini Dio che si è fatto veramente uomo e si è rivelato al mondo, grazie alla maternità di questa donna che ha portato in grembo il frutto benedetto dell’amore di Dio. Questo ha permesso all’uomo di uscire dall’esilio cioè dal peccato.

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